Che cosa succederebbe se ti dicessimo che c’è un modo per tornare nel 2016, riavvolgendo gli anni fino al 2024? Un modo per tornare a quell’anno c’è, anche se non è proprio un tornare indietro nel tempo: basta prendere un aereo e atterrare in Etiopia.
Nel paese africano è infatti in vigore il calendario Ge’ez, e non il calendario gregoriano comunemente adottato nella maggior parte dei paesi del mondo.
Nel calendario etiope l’anno ha 13 mesi, di cui i primi 12 di 30 giorni e il tredicesimo di 5 (6 giorni negli anni bisestili). L’anno comincia l’11 settembre e qualsiasi anno la cui cifra è divisibile per 4 è un anno bisestile. Gli anni sono distinti dalla popolazione con i nomi degli evangelisti: Lucàs per l’anno bisestile, e Iohannès, Mattieuòs, Marcòs per gli altri 3.
Anche le giornate vengono calcolate diversamente: sono suddivise in due metà di 12 ore a partire dalle 6,00 del mattino. Pertanto, anche se non c’è differenza di fuso orario tra Israele ed Etiopia, quando è l’1,00 in Israele sono le 7.00 in Etiopia.
Il calendario etiope è di 7 anni e 113 giorni in ritardo su quello gregoriano. Per capirne il motivo bisogna tornare indietro nel tempo. Come il calendario gregoriano, anche l’etiope si basa sull’anno di nascita di Gesù. Nel 500 d.C., la Chiesa cattolica ha rivisto i suoi calcoli per la nascita di Gesù, mentre la Chiesa etiope ha mantenuto il calcolo originale, che colloca il Capodanno l’11 settembre nel calendario gregoriano.
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Il calendario etiope segna gli anni dal giorno dell’Annunciazione a Maria, quando, secondo la credenza cristiana, l’angelo Gabriele la informò che era incinta di Gesù. Il divario negli anni deriva dai diversi calcoli tra la Chiesa ortodossa etiope e le chiese europee riguardo all’anno della rivelazione di Gabriele. Di conseguenza, l’Etiopia si trova attualmente nell’anno 2016.
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