Stress, disagio psicologico e ansia sul luogo di lavoro: i dati
- L’Osservatorio sul benessere psicologico nelle aziende italiane ha condotto uno studio dai risultati allarmanti
- Metà del campione intervistato ha dichiarato di soffrire di malessere sul posto di lavoro
- Le professioni più colpite sono afferenti al settore del marketing e della comunicazione
- Lo studio ha rinconfermato che le donne sono più a rischio degli uomini
- Secondo gli esperti, è necessario agire con dei programmi di welfare mirati
In Italia, la situazione relativa al benessere sul luogo di lavoro è a dir poco catastrofica: secondo le stime, infatti, la metà dei lavoratori del nostro Paese soffre di malessere psicologico. A mettere in luce il gravoso problema è stata una ricerca condotta dal centro medico online Serenis, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova.
Gli studiosi hanno istituito l’Osservatorio sul benessere psicologico nelle aziende italiane con lo scopo di esaminare il benessere psicofisico dei lavoratori e verificare la loro percezione rispetto all’interesse dell’azienda nei confronti della propria salute mentale. Per farlo, hanno intervistato 1500 persone con un’età compresa tra i 18 e i 60 anni. Il primo e più allarmante dato che la ricerca ha messo in luce è che il 49,4% del campione è affetto da disagio psicologico causato dalle condizioni di lavoro. In particolare, le professioni più colpite sono afferenti al settore del marketing e della comunicazione.
Benessere mentale sul luogo di lavoro: in Italia c’è ancora molto da fare
I partecipanti alla ricerca hanno sottolineato l’importanza della questione relativa al benessere psicologico sul luogo di lavoro: due persone su tre, infatti, pensano che l’argomento sia particolarmente rilevante. Eppure, ben il 50% degli intervistati ha dichiarato che il livello di attenzione nei confronti del proprio benessere da parte dell’azienda in cui lavora è estremamente basso. La percezione di questo disinteresse, in particolare, è avvertita dalle fasce del campione con un’età compresa tra i 36 e i 45 anni, oltre che dalle donne, riconfermando il divario e la disparità di trattamento tra lavoratori e lavoratrici.
Daniele Francescon, co-fondatore di Serenis, ha così commentato l’esito dello studio: “I risultati dell’Osservatorio ci comunicano che c’è ancora molto da fare nel mondo del lavoro in Italia in termini di benessere mentale. […] è necessario agire in modo concreto per invertire la rotta. In che modo? Individuare il problema è sicuramente il primo passo per capire dove intervenire al meglio con dei programmi di welfare mirati”.
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Tra le incombenze lavorative che generano più ansia, in particolare, Francescon ha elencato “l’ampliamento delle attività da svolgere, percepito come una fonte di stress e non un’opportunità di apprendimento o miglioramento professionale. Anche lo smart working non sempre incide positivamente sul benessere mentale e, in coloro che svolgono un ruolo poco autonomo, lavorare da soli genera frustrazione, a dimostrazione che la dimensione sociale è fondamentale per prevenire situazioni di stress e ansia“.
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