Nella Biblioteca Umana non ci sono libri ma persone da “leggere”

Il progetto Human Library offre la condivisione di esperienze di vita raccontate dai protagonisti come in un “libro aperto”

 

Le biblioteche sono una fonte inesauribile di conoscenza e le migliaia di libri conservati al loro interno costituisce un patrimonio culturale di inestimabile valore. Dietro ogni libro c’è una persona che ha voluto condividere con i lettori le proprie esperienze o il proprio sapere.

Il progetto

Nel mondo ci sono poi milioni di persone che hanno vissuto esperienze di vita degne di essere condivise e raccontate ma che non sono mai state messe nero su bianco. Sulla base di questo principio, nel 2000 a Copenaghen è nato il progetto globale della Human Library, ideato dal giornalista danese e attivista per i diritti umani Ronni Abergel. L’iniziativa della Biblioteca Umana si basa su un concetto semplice ma rivoluzionario: invece di libri fisici, i lettori possono prendere in prestito “libri umani”, ossia persone che condividono la loro storia personale.

Le persone stigmatizzate o non convenzionali sono trattate come libri: i lettori possono prenderli “in prestito”, fare loro domande, imparare qualcosa che non sapevano e mettere in discussione le proprie opinioni.

Le persone come “libri aperti”

Ogni “libro” rappresenta una categoria sociale spesso soggetta a pregiudizi, come disabilità, dipendenze, religioni minoritarie, identità di genere o orientamento sessuale. Questo sistema promuove l’empatia e combatte stereotipi attraverso il dialogo aperto.

Le interazioni avvengono in ambienti sicuri, dove si possono porre anche domande difficili, purché rispettose. L’obiettivo è sfidare pregiudizi e incoraggiare una comprensione più profonda delle diversità. Ad esempio, un evento potrebbe facilitare il dialogo tra una donna transgender e una conservatrice cristiana, portando entrambe a riflettere e condividere nuove prospettive. Questo tipo di incontri può anche costruire ponti tra gruppi sociali apparentemente opposti, come attivisti per il clima e scettici del cambiamento climatico. Gli incontri sono fissati in un tempo di mezz’ora, ma se la conversazione si fa interessante e coinvolgente per entrambe le parti, possono durare anche di più. Durante i colloqui sono sempre presenti i “bibliotecari” che aiutano e assistono i lettori per qualsiasi necessità. È possibile fare anche una “lettura di gruppo” condividendo un “libro” con un massimo di cinque persone.

Il progetto nel mondo

La Biblioteca Umana ha avuto un’enorme crescita nei decenni, ospitando eventi in oltre 85 paesi in biblioteche, scuole, festival e persino aziende. Durante la pandemia, il progetto ha adattato il suo formato a eventi online, mantenendo viva la possibilità di connessioni significative nonostante l’isolamento sociale. Oggi, la prima sede permanente si trova a Copenaghen, con un “giardino di lettura” dove scuole e comunità possono partecipare a incontri regolari.

Chiunque può accedere alla Biblioteca, sia per incontrare e conoscere i “libri umani”, sia per diventarne parte con le proprie storie da condividere.

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Questo modello è stato elogiato per il suo impatto trasformativo, non solo sui lettori ma anche sui “libri”, che trovano un senso di appartenenza e comprensione. Il progetto offre anche alle aziende opportunità di inclusione e formazione sulla diversità, rendendolo uno strumento educativo versatile e innovativo.

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