Un monastero è vecchio di secoli e ricco di storia, ma una delle sue sezioni più recenti sta attirando folle di turisti grazie ai suoi collegamenti con la Disney. Siamo parlando della biblioteca del monastero di Admont, in Austria, che si dice che con i suoi scaffali dorati sia stata fonte di ispirazione per l’animazione Disney del 1991 de La Bella e la Bestia. Qui camminare da uno scaffale all’altro dà infatti l’impressione di passeggiare in una fiaba. Fondato quasi mille anni fa, nel 1074, il monastero vicino ad Hallstatt è ancora oggi abitato da circa 20-30 monaci.
“Admont” significa “sulle montagne”, in riferimento agli splendidi dintorni. Ma non è il paesaggio alpino ad attirare i visitatori. Gli scaffali del monastero, alti 13 metri e in stile barocco, sono così splendidi che si narra siano stati presi a modello per ricreare la biblioteca del castello della celebre pellicola Disney. L’animazione del 1991 presenta infatti scene nell’enorme biblioteca della Bestia, con scaffali bianchi e dorati che rispecchiano quelli di Admont. Costruita nel 1776 dall’architetto Joseph Hueber, la biblioteca è composta da scaffali a tutta altezza e si sviluppa su due piani, con un balcone tutt’intorno che ne accresce il fascino fiabesco.
I magnifici corridoi dell’Abbazia sono stati anche oggetto del progetto fotografico Accidentally Wes Anderson, che raccoglie fotografie di architetture e luoghi surreali e colorati di tutto il mondo. Ma con i suoi 70 metri di lunghezza e 14 di larghezza, Admont è anche la biblioteca monastica più grande del mondo. I suoi scaffali stracolmi contengono 70.000 volumi e centinaia di manoscritti, alcuni dei quali risalgono all’ottavo secolo. Contiene anche 900 “incunulubae”, ovvero libri e opuscoli che risalgono al 1500, ai primissimi stadi della stampa in Europa.
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Per questo motivo le opere sono altamente protette, poiché le dita unte e l’esposizione potrebbero causare danni irreparabili. Le immagini dell’interno dell’Abbazia di Admont mostrano le sue decorazioni ornamentali, dove i soffitti affrescati raffigurano i sette stadi della comprensione umana, come il pensiero e la parola, la scienza e l’arte. Per riuscire a completare i dipinti l’artista Bartolomeo Altamonte pare abbia impiegato due anni.
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