Fonte: Pexels
Quante volte abbiamo avuto bisogno di utilizzare un oggetto in una sola occasione, trovandoci ad acquistarlo per poi lasciarlo a prendere polvere nello scantinato o nel ripostiglio? Per ovviare a questo problema, in Germania, Regno Unito e Stati Uniti è nata un’iniziativa a dir poco geniale: le libraries of things.
In questi luoghi vengono messi a disposizione oggetti e utensili di ogni genere, dai trapani ai caschi, passando per frullatori e decorazioni per le feste, che le persone possono prendere in prestito all’occorrenza. L’obiettivo alla base di questa originale idea è duplice: da un lato, consentire alle persone di risparmiare, permettendo loro di servirsi di tutto ciò di cui necessitano attraverso il versamento di una piccola quota di tesseramento; dall’altro, viene affrontato in maniera estremamente intelligente e brillante il problema degli sprechi e degli acquisti superflui.
Per nostra fortuna, le biblioteche degli oggetti stanno prendendo piede anche in Italia. La prima è Leila, nata a Bologna nel 2016. Antonio Beraldi, il suo fondatore, ha così riassunto la filosofia di questa iniziativa: “La frase che riassume il nostro approccio è: non mi serve possedere un trapano, mi serve fare un buco nel muro“.
Il progetto bolognese è cresciuto enormemente nel corso degli anni: “Quando siamo partiti, registravamo a dir tanto due o tre condivisioni al mese. Ora, 8 anni dopo, abbiamo diversi mesi in cui ne registriamo anche 90. E da 300 soci, siamo passati a quasi un migliaio“. Vi state chiedendo come funzioni, nel dettaglio? La quota richiesta per diventare soci della biblioteca degli oggetti è pari a 20 euro l’anno (15 per gli studenti). Inoltre, ai tesserati è richiesto di mettere a disposizione un loro oggetto, affinché chiunque ne abbia bisogno possa prenderlo in prestito.
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Come spiegato da Beraldi, “Siamo un moltiplicatore, perché mettendo a disposizione un oggetto, i tesserati ne hanno poi a disposizione potenzialmente altri mille. In più, si fa del bene per l’ambiente e si riducono gli sprechi. […] Con la nostra Biblioteca delle cose abbiamo iniziato a parlare in maniera sistematica di circolarità, di impatto ambientale, di riduzione dell’impronta ecologica di ognuno di noi“. E voi, prendereste parte a questa iniziativa?
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