“sono Matilde e ho quasi 16 anni. Contrariamente a tante mie coetanee non ho un grande interesse per l’aspetto estetico e per l’esposizione. I social li uso poco, solo per passare il tempo e non ho un gran rapporto con la mia immagine. Nel senso che non ne sono ossessionata…cioè, ci penso poco. So di non essere perfetta, ma so anche che la perfezione non esiste davvero e che devo crescere, al momento sono solo una ragazzina.
Mando questa chat perché sento fin troppo spesso che i modelli irreali e irraggiungibili dei social spingono molte ragazze e ragazzi a fare cose sbagliate, assurde, persino ai disturbi alimentari.
Perché siamo una generazione debole, che ha bisogno di farsi accettare e piacere da chiunque…Beh, se mando questa chat è per darvi la prova che a volte non siamo noi giovani ad essere ossessionati, ma gli adulti.
Sì anche quelli di altre generazioni, cresciute quando i social non c’erano. Perché al giorno d’oggi, da quel che ho capito, puoi essere stupido ma non brutto. Essere belli è sinonimo ancora oggi di tutto il positivo possibile. Se sei bello non puoi essere cattivo. Se sei bello hai successo. Se hai successo hai i soldi. E se hai i soldi allora sei felice. Peccato che secondo me queste equazioni siano completamente sbagliate. Pensate che la chat che vi mando vede come protagoniste me e mia madre. Perché ad un certo punto mia madre è arrivata a propormi delle cose assurde pur di arrivare dove vuole lei, non io…e ditemi se i social influenzano solo noi ragazzini o se ormai la ragione la stanno perdendo anche gli adulti. Perché a me pare così…purtroppo.”
Scrivete cosa ne pensate nei commenti di Facebook e Buona lettura!
Matilde, quasi 16 anni, offre una riflessione potente e sorprendente sulla pressione sociale e sulla percezione dell’immagine, mostrando una maturità rara per la sua età. A differenza di molti coetanei, non è ossessionata dall’aspetto fisico né dall’approvazione sociale che spesso si cerca attraverso i social media. Usa i social solo come passatempo e ha un atteggiamento sano verso se stessa, consapevole di non essere “perfetta”, ma anche di non dover inseguire standard irrealistici.
Condivide una conversazione con sua madre per sottolineare un punto importante: spesso si pensa che siano i giovani a essere ossessionati dall’apparire, ma questa chat dimostra che anche gli adulti non sono immuni dall’influenza di certi modelli e aspettative. Matilde racconta come sua madre, appartenente a una generazione cresciuta senza social, sembri comunque vittima di queste dinamiche. La madre, infatti, inizia a proporle idee e azioni assurde, spinta dalla convinzione che l’apparenza sia tutto e che aderire a certi canoni estetici sia la chiave del successo e della felicità.
Nella chat, emerge chiaramente come la madre stia cercando di imporre a Matilde una visione distorta della realtà, spingendola a inseguire modelli che non appartengono al suo modo di essere e che, per Matilde, sono irrilevanti. La ragazza, incredula, si ritrova a doversi difendere e a far presente che queste pressioni non rispecchiano i suoi valori né le sue priorità.
Il messaggio che Matilde vuole trasmettere è chiaro: non sono solo i giovani a essere influenzati dai modelli irrealistici proposti dai social media e dalla società. Anche gli adulti, spesso, ne sono vittime, a volte in modo più subdolo. Questa situazione crea un circolo vizioso in cui le aspettative degli adulti vengono trasmesse ai più giovani, alimentando insicurezze e pressioni.
Condividendo questa esperienza, Matilde cerca di far riflettere su come la società moderna attribuisca un valore sproporzionato all’apparenza e sull’importanza di rompere queste dinamiche tossiche. Il suo racconto è un invito a rivalutare ciò che davvero conta nella vita e a comprendere che la felicità e il successo non dipendono dall’aderenza a standard estetici irrealistici.
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