La scienza non smette mai di stupirci, ma come spesso accade in questi casi, anche quest’ultima scoperta è frutto di una causalità. Stiamo parlando del batterio più grande al mondo, rinvenuto per la prima volta dal biologo Olivier Gros dell’Università delle Antille, nelle Indie occidentali francesi. Lo scienziato ne osservò alcuni esemplari sulle foglie delle mangrovie, ma in un primo momento pensò si trattasse di un fungo, di una muffa o comunque di organismi eucarioti, dotati quindi di più cellule dalla struttura complessa.
Tuttavia, analizzandolo al microscopio in laboratorio, si rese conto che aveva a che fare con qualcosa di diverso e di estremamente raro. Da qui iniziarono diversi studi, grazie ai quali gli scienziati compresero di essere difronte ad un batterio gigante di ben un centimetro, vale a dire circa cinquanta volte più grande di tutti quelli finora conosciuti. Si chiama Thiomargarita magnifica ed è anche il primo ad essere visibile ad occhio nudo; la sua struttura ricorda quella di una ciglia umana.
“Ciò che rende unico il T. magnifica è che l’intero filamento, che è tra i filamenti più lunghi delle mangrovie, è solo una cellula”, hanno affermato gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Nature. Tuttavia, questo non è il primo batterio “gigante” mai rinvenuto. Sempre all’interno della famiglia Thiomargarita, gli studiosi ne avevano osservato uno che raggiungeva le dimensioni di 750 micrometri.
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Il batterio presenta al centro il suo vacuolo, ovvero una membrana inerte piena di liquido. Tutt’intorno al bordo è possibile osservare strutture legate alla membrana, simili agli organelli che si trovano principalmente nelle cellule eucariote. Inoltre, a differenza di altri batteri, in cui il materiale genetico fluttua liberamente all’interno della cellula, nel caso del batterio più grande del mondo appena scoperto, le informazioni genetiche erano archiviate in centinaia di migliaia di strutture legate alla membrana.
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