La bambola

“Mio marito ha comprato per nostra figlia Marta una bambola che fa le pulizie. Io non ci credo che lui è così medievale. Voi vi immaginate che significa regalare a una bambina che è come una spugna, che assorbe tutto, una bambola sguattera?? Una che ha secchio paletta mocio, Ma a me mi viene una tristezza solo a guardarla. Non so come fare ragionare mio marito che ci vogliono modelli belli e forti per la nostra bambina. Pare che le vuole male e è sua figlia. Io purtroppo mi vergogno di me. Non sono felice e almeno qui lo posso dire. No, questa non è la vita che volevo. Ma questa è la vita che il Signore mi ha dato e la onoro ogni giorno col mio impegno. Io non ci ho avuto ne la testa ne le possibilità. Anche se però mi sto a casa a pulire la mia casa, questo non vuol dire che non sono una lavoratrice pure io. Anzi il mio turno non finisce mai. Io mi vergogno di non essere dottoressa o avere soldi miei. Ma l’esempio bello cerco di passarglielo lo stesso, col mio lavoro e con la mia dignità di donna.
Mio marito non capisce però.”

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Una nostra fan condivide una riflessione profonda e personale legata a un episodio in famiglia che l’ha colpita molto. Racconta che suo marito ha comprato per la loro figlia Marta una bambola che “fa le pulizie”, completa di secchio, paletta e mocio. Questo regalo, a suo avviso, trasmette un messaggio limitante per una bambina, che, come una spugna, assorbe tutto ciò che vede intorno a sé. Per lei, regalare una bambola con un ruolo di “sguattera” significa proporre un modello di vita che non desidera per sua figlia.

La nostra fan si dice triste e frustrata, poiché ritiene che i bambini abbiano bisogno di esempi belli e forti per crescere con fiducia e aspirazioni elevate. Non riesce a far capire a suo marito quanto sia importante scegliere con cura i messaggi che si trasmettono, soprattutto durante l’infanzia. Si sente profondamente dispiaciuta perché questo episodio riflette una visione che considera antiquata e poco rispettosa del potenziale della loro bambina.

Con molta sincerità, ammette di sentirsi insoddisfatta della propria vita. Non è la vita che avrebbe voluto, ma è quella che, dice, “il Signore mi ha dato” e che onora ogni giorno con il proprio impegno. Pur non avendo avuto l’opportunità o le risorse per intraprendere una carriera o avere un’indipendenza economica, rivendica con orgoglio il valore del suo lavoro di cura della casa e della famiglia. È consapevole che il suo “turno” non finisce mai e cerca di trasmettere alla figlia dignità e dedizione.

Nonostante ciò, sente che suo marito non comprende il suo punto di vista e la necessità di costruire un futuro diverso per Marta. Questo la ferisce, ma cerca comunque di fare del suo meglio per essere un modello positivo per la sua bambina.

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