Un recente studio condotto dall’Università di Chicago ha evidenziato una diffusa discriminazione razziale nelle politiche di reclutamento adottate da numerose aziende negli Stati Uniti. Utilizzando un approccio innovativo, sono stati inviati oltre 80.000 curriculum fittizi a quasi un centinaio di aziende tra il 2019 e il 2021, al fine di analizzare la frequenza con cui i candidati bianchi e neri venivano contattati per colloqui di lavoro.
I risultati emersi dallo studio sono stati sorprendenti ma, purtroppo, in linea con quanto ci si poteva aspettare. Si è osservato che i candidati con nomi tradizionalmente bianchi e femminili sono stati contattati con maggiore frequenza rispetto ai candidati con nomi tradizionalmente neri e maschili. In media i candidati bianchi hanno ricevuto un tasso di risposta superiore del 9,5% rispetto ai candidati neri. Tale disparità evidenzia chiaramente una tendenza discriminatoria che incide sulle opportunità di lavoro per i candidati di colore.
Nel rapporto sono stati assegnati punteggi alle aziende in base al grado di discriminazione riscontrato nei loro processi di assunzione. Aziende operanti nel settore automobilistico si sono distinte per una discriminazione particolarmente marcata, contattando i candidati bianchi tra il 33% e il 43% più frequentemente rispetto ai candidati neri. Inoltre il 20% delle aziende ha concentrato circa il 50% della discriminazione complessiva, evidenziando come tantissime pratiche discriminatorie siano racchiuse in un numero limitato di contesti lavorativi.
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Tuttavia vi è anche una nota positiva nel rapporto: alcuni settori, come la vendita al dettaglio di prodotti alimentari, il trasporto merci e il commercio all’ingrosso, hanno dimostrato una minore o nulla propensione al pregiudizio razziale nelle loro politiche di reclutamento. Per contrastare efficacemente la discriminazione, il rapporto suggerisce l’implementazione di un sistema di risorse umane centralizzato, la promozione della diversità nel team di reclutamento e un approccio basato sulle competenze anziché sui titoli di studio.
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