Autoped, il primo monopattino elettrico della storia risale al 1918

Il mezzo era ampiamente usato negli Stati Uniti da cittadini, poliziotti, postini e criminali

 

Negli ultimi anni i monopattini elettrici hanno preso piede nelle città, diventando un mezzo di spostamento alternativo alle auto o ai trasporti pubblici. Sebbene si siano affermati sul mercato solo di recente, i monopattini hanno alle spalle una lunga storia. I primi modelli risalgono agli inizi del XIX secolo ed erano concepiti come giocattoli per bambini. Avevano tre ruote su cui poggiava una piattaforma di legno, con una barra verticale e un manubrio montati insieme.

Da gioco per i bambini a mezzo di trasporto per gli adulti

Costruiti con materiali semplici e facilmente reperibili, i monopattini erano un gioco economico fatto in casa che tutte le famiglie potevano permettersi per i propri figli.

All’inizio del 1900 nacquero le prime aziende motociclistiche che trasformarono le biciclette con l’applicazione di un motore. Un concetto che fu ben presto applicato anche ai monopattini.

Tra il 1915 e il 1922 l’Autoped Company realizzò i primi monopattini, a motore ed elettrici, chiamati Autoped. L’inventore, Arthur Gibson, descrisse le sue ambizioni con le seguenti parole: «L’obiettivo della mia invenzione è di creare un veicolo che sia estremamente piccolo, compatto e leggero rispetto al carico da trasportare». Dopo aver ottenuto un brevetto nel 1916, successivamente fondò la sua fabbrica a Long Island City nel Queens, a New York.

Un veicolo facile da usare

I progettisti fecero di tutto per garantire che il veicolo fosse facile da usare. Il manubrio era ad esempio molto versatile: spingendolo in avanti si innestava la frizione, consentendo così al conducente di andare avanti. Al contrario, tirandolo all’indietro si disinnestava e si attivava il freno.

Il motore era posizionato sulla ruota anteriore e una leva di comando dell’acceleratore era posizionata sul lato del manubrio. Altre caratteristiche includevano un faro anteriore, un fanale posteriore, un clacson e una cassetta degli attrezzi per la manutenzione in caso di problemi durante il percorso. Inoltre il manubrio pieghevole rendeva il monopattino facile da riporre.

L’Autoped raggiungeva una velocità di 32 Km/h. La versione a benzina era nota anche per il basso consumo di carburante, un fattore importante durante il razionamento della prima guerra mondiale. Nel 1918, Eveready Battery Company lanciò sul mercato una versione elettrica alimentata a batteria, che aveva un’autonomia di 19 km.

Il declino degli Autoped

Anche se il suo prezzo iniziale di 100 dollari (circa 2.700 dollari oggi) potrebbe averne scoraggiato l’acquisto da parte di molti, il monopattino rimaneva comunque una scelta interessante. Rispetto alle automobili a quattro ruote, il prezzo e l’efficienza del carburante erano notevolmente superiori.

L’Autoped ebbe grande successo anche fra le donne emancipate. Lady Florence Norman, una nota attivista suffragetta, utilizzava il monopattino per i suoi spostamenti a Londra, così come la famosa aviatrice e appassionata di mobilità, Amelia Earhart.

Il monopattino in seguito fu utilizzato anche dai poliziotti di New York per controllare il traffico e dai postini. Anche i criminali ne facevano ampio uso, essendo un comodo mezzo di fuga nei vicoli della città.

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Il mezzo fu commercializzato anche in Europa ma, appena sette anni dopo il suo lancio, la produzione cessò. Forse il prezzo troppo alto spinse progressivamente gli acquirenti a preferire i primi ciclomotori che arrivarono sul mercato e che offrivano molte più prestazioni.

 

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