Gli scienziati ritengono che l’aspettativa di vita umana abbia raggiunto il suo limite massimo. Dopo un costante aumento nel corso del XX secolo, grazie ai progressi medici e sanitari, il tasso di crescita dell’aspettativa di vita ha iniziato a rallentare. Questo fenomeno è stato osservato in Paesi sviluppati come Giappone, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti.
La stagnazione è attribuita all’invecchiamento biologico. Anche con le avanzate tecnologie mediche, il corpo umano affronta un deterioramento naturale con l’età, caratterizzato dall’insorgere di malattie come il cancro, la demenza e problemi cardiovascolari. S. Jay Olshansky, professore dell’Università dell’Illinois a Chicago, paragona questo processo a un gioco di “Whac-a-Mole”, in cui la risoluzione di una patologia porta all’emergere di altre.
Negli ultimi decenni, i miglioramenti nell’aspettativa di vita sono stati trainati da interventi di salute pubblica come vaccinazioni, igiene e migliori standard di vita. Tuttavia ora i benefici derivanti da ulteriori investimenti sono sempre più ridotti e costosi. Questo rallentamento è particolarmente evidente negli Stati Uniti, dove si è registrata persino una diminuzione dell’aspettativa di vita negli ultimi anni, attribuita anche a fattori come obesità e crisi sanitarie.
Secondo gli esperti, però, anziché concentrarsi sull’allungamento della vita in senso assoluto, è fondamentale migliorare la qualità degli anni vissuti in salute. L’attenzione si sposta quindi sul concetto di “vita in buona salute”, riducendo gli anni trascorsi con malattie croniche o disabilità. Questo obiettivo è cruciale soprattutto in una società in cui l’invecchiamento della popolazione aumenta il carico economico e sociale associato alla cura degli anziani.
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Nonostante alcuni scienziati, come Steven Austad, siano ottimisti sul fatto che la prima persona a vivere fino a 150 anni possa essere già nata, molti ricercatori rimangono scettici. Ritengono che esistano limiti biologici alla durata della vita umana, rendendo più realistico e utile concentrarsi sul benessere delle persone anziane. L’approccio futuro dovrebbe combinare scienza, politica sanitaria e innovazione per garantire che gli anni guadagnati vengano vissuti in condizioni di buona salute, riducendo al minimo le sofferenze e migliorando la qualità della vita nelle fasi finali dell’esistenza.
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