Un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con l’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha identificato il fenomeno dell’uso problematico dei social media tra gli adolescenti. L’indagine, parte del progetto multicentrico internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children), ha coinvolto 89.321 ragazzi e ragazze italiani con un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni.
Dai risultati emersi, si evidenzia che circa l’80% degli adolescenti utilizza i social quotidianamente, ma preoccupantemente il 10% è a rischio di sviluppare un utilizzo problematico con impatti negativi sulla salute psico-fisica. I segni di questo uso problematico includono l’ansia legata all’accesso ai social media, la crescente necessità di trascorrere sempre più tempo online, l’astinenza quando sono offline, la difficoltà nel gestire il tempo, il trascurare altre attività e tensioni nelle relazioni con genitori e coetanei.
Le ragazze risultano essere a maggior rischio di sviluppare un utilizzo problematico dei social media in tutte le fasce d’età, con il divario di genere che si amplifica nei gruppi di 13, 15 e 17 anni. Le femmine mostrano il doppio del rischio rispetto ai maschi in questo contesto. Per i ragazzi, l’utilizzo problematico sembra raggiungere il picco a 11 anni, diminuendo progressivamente fino ai 17 anni, con una minore prevalenza in quest’ultima fascia d’età.
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Inoltre i maschi risultano più esposti a comportamenti a rischio legati ai videogiochi, con circa l’80% che dichiara un uso quotidiano o settimanale rispetto al 40% delle ragazze. Questo studio sottolinea l’importanza di monitorare attentamente l’uso dei social media e dei videogiochi tra gli adolescenti, con particolare attenzione alle differenze di genere. Riconoscere precocemente i segnali di un possibile utilizzo problematico è fondamentale per intervenire tempestivamente a sostegno della salute mentale e fisica dei giovani.
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