L’espressione originale sarebbe “andare in brodo di succiole”
- “Andare in brodo di giuggiole” indica uno stato di grande contentezza o piacere
- Deriva dal detto “andare in brodo”, che esprime felicità, con l’aggiunta delle “giuggiole” come elemento locale di sapore
- Secondo alcune fonti, l’espressione originale sarebbe “andare in brodo di succiole” (castagne lessate)
- Studiosi ottocenteschi come Fanfani e Arlia ritengono che “giuggiole” sia un uso scorretto rispetto a “succiole”
- Nonostante le controversie, la versione con le giuggiole è ormai consolidata nella lingua comune
L’espressione “andare in brodo di giuggiole” è ampiamente utilizzata per descrivere uno stato di grande gioia o soddisfazione, una sorta di piacere intenso che porta quasi a “sciogliersi” dall’entusiasmo. Questo detto, molto diffuso nella lingua italiana, ha origini curiose e in parte dibattute, che intrecciano tradizioni popolari e sfumature linguistiche regionali. L’Accademia della Crusca ritiene che l’espressione derivi da un concetto più generico, “andare in brodo”, utilizzato in tutta Italia per indicare un appagamento profondo.
L’aggiunta delle “giuggiole” – un frutto dolce e particolare – rappresenterebbe un arricchimento locale, capace di evocare dolcezza e comfort. Questo abbinamento di significati rende il detto più vivido e gustoso, sottolineando la piacevolezza dell’esperienza descritta. Le giuggiole, nella tradizione, sono frutti utilizzati per preparare decotti o caramelle, spesso considerati rimedi naturali contro la tosse. Il loro sapore dolce e la loro consistenza morbida le rendono simbolo di qualcosa di gradevole e soddisfacente. Tuttavia, secondo altre interpretazioni, il detto potrebbe derivare da un’espressione ancora più antica, “andare in brodo di succiole”. Le “succiole” sono castagne lessate con la buccia, un alimento tipico delle zone rurali italiane, apprezzato per la sua semplicità e bontà.
C’è chi critica l’uso delle “giuggiole” nell’espressione
Questa teoria è sostenuta anche da studiosi come Pietro Fanfani e Costantino Arlia, che nel loro Lessico dell’infima e corrotta italianità (1881) criticano l’uso delle “giuggiole” nell’espressione, ritenendolo un errore. Secondo loro, le castagne (note anche come “ballotte”) erano l’ingrediente originale del detto, perché si prestavano meglio alla preparazione di un “brodo”. Le giuggiole, invece, non venivano tradizionalmente lessate, ma utilizzate per sciroppi o caramelle.
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Nonostante queste divergenze, l’espressione con le “giuggiole” ha prevalso nella lingua comune, probabilmente per la sua musicalità e per il fascino che il termine “giuggiola” suscita nell’immaginario collettivo. Questa evoluzione linguistica riflette come la cultura popolare abbia adattato un concetto originario, trasformandolo in una metafora che trasmette un senso di gioia intensa legata alla semplicità e al piacere.
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- https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/vi-manderemo-in-brodo-di-gi%C3%B9ggiole/25304
- https://www.ghiraldo.it/giuggiole/perche-si-dice-andare-in-brodo-di-giuggiole.html
- https://www.cookist.it/andare-in-brodo-di-giuggiole-cosa-sono-e-perche-si-chiamano-cosi/