L’allergia all’acqua, la rara malattia studiata dalla scienza

Il contatto dell’acqua con la pelle genera prurito, bruciore e gonfiore. La reazione si innesca anche con la pioggia, la neve, il sudore e le lacrime

 

L’allergia all’acqua (aquagenic urticaria) è una rara patologia che trasforma l’innocuo contatto con l’acqua in una dolorosa reazione della pelle con sintomi di prurito, bruciore e gonfiore.

Le cause ancora sconosciute

La letteratura medica ha documentato meno di 100 casi nel mondo e la malattia è ancora oggetto di studio. Il corpo reagisce al contatto non solo dell’acqua di rubinetto, ma anche alla pioggia, alla neve, al sudore e alle lacrime. I sintomi normalmente si manifestano entro 30 minuti dall’esposizione all’acqua e possono durare fino a 2 ore per poi scomparire da soli.

Sebbene l’allergia possa verificarsi negli adulti e nei bambini, è più comune nelle donne durante o dopo la pubertà. In genere le reazioni non si verificano quando si beve acqua perché il liquido non entra in contatto con la pelle. Alcuni, tuttavia, potrebbero avvertire sintomi sulle labbra o all’interno della bocca.

La causa esatta della malattia è sconosciuta ma si ritiene che l’allergia derivi da una risposta immunitaria anomala innescata dall’interazione dell’acqua con la pelle. Il corpo rilascia sostanze come l’instamina, che causano orticaria, lividi e prurito. I ricercatori hanno individuato mutazioni in geni specifici associati all’allergia all’acqua, come il gene FABP5, cruciale per la funzione di barriera cutanea. Le mutazioni in questo gene interrompono la capacità della pelle di respingere l’acqua, attivando una risposta infiammatoria. Fattori ambientali come i cambiamenti ormonali possono influenzarne la gravità. Comprendere la base genetica della malattia porta ad avere informazioni utili sulle cause e sulle terapie da adottare.

La terapia

La prima menzione documentata dell’allergia all’acqua risale alla fine del XX secolo , con casi clinici che descrivono in dettaglio le esperienze sconcertanti di persone affette da orticaria indotta dall’acqua. Da allora, casi sporadici hanno costellato la letteratura medica, contribuendo alla nostra comprensione in evoluzione del disturbo. Le tendenze recenti suggeriscono un aumento graduale dei casi, guidato da una maggiore consapevolezza tra gli operatori sanitari e da migliori capacità diagnostiche.

Attualmente la malattia è trattata con antistaminici e corticosteroidi, che offrono un sollievo temporaneo ma non risolvono alla radice. Terapie sperimentali come la fototerapia (esposizione della pelle alla luce ultravioletta) mirano a calmare la risposta immunitaria e ridurre l’infiammazione. La terapia ha mostrato qualche efficacia nell’alleviare i sintomi.

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Evitare l’acqua è complicato per chi è soffre della patologia e richiede un’attenta pianificazione, compresi i metodi alternativi per la pulizia del corpo. L’uso di barriere protettive, come creme emollienti, può aiutare a creare uno strato tra la pelle e l’acqua che riduce la gravità e la frequenza dei sintomi.

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