Alcuni cervelli non si decompongono mai: ecco perché

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Alcuni cervelli non si decompongono mai: ecco perché

| 24/01/2025
Fonte: Pexels

Possono conservarsi fino a 12.000 anni: l’incredibile scoperta sui cervelli umani

  • Un gruppo di ricerca dell’Università di Oxford ha sfatato un mito comune
  • Il cervello rientra nella categoria dei tessuti molli, ma non sempre è soggetto a un repentino processo di decomposizione
  • Gli scienziati hanno catalogato oltre 4.400 cervelli risalenti a epoche passate
  • Esaminando nel dettaglio questi organi, il team ha analizzato le differenti modalità di conservazione
  • Gli esiti della ricerca hanno aperto la strada a nuovi e affascinanti studi nell’ambito della biologia e dell’archeogenetica: ecco di quali si tratta

 

Un recente studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Oxford ha presentato una scoperta a dir poco affascinante. Il cervello umano rientra nella categoria dei tessuti molli, più velocemente soggetti al processo di decomposizione. Gli scienziati, però, hanno messo in luce che questo organo fa eccezione. La dottoressa Alexandra L. Morton-Haywar e il gruppo di ricerca da lei guidato, infatti, hanno catalogato oltre 4.400 cervelli risalenti a varie epoche, tra cui alcuni di ben 12.000 anni. Incredibile ma vero: stati 1.300 i casi in cui questi organi sono risultati gli unici, tra i tessuti molli del copo umano, a conservarsi.

Nella maggior parte dei casi, la conservazione è stata possibile grazie a specifiche condizioni ambientali. Nel 37,8% dei casi, le condizioni aride e secche di luoghi come l’Egitto e le Ande hanno consentito processi di disidratazione. Nel 29,7% dei casi, invece, i cervelli sono giunti a noi grazie alla saponificazione. L’1,6% del campione esaminato dal team di ricerca, invece, è stato rinvenuto ad alta quota e si è conservato mediante congelamento.

Una ricerca che apre la strada a nuovi studi

Non mancano casi rimasti irrisolti: per oltre il 30% degli organi rinvenuti, non è stato possibile stabilire i fattori responsabili della conservazione. In questa percentuale rientra la maggior parte dei cervelli più antichi, datati a fasi preistoriche.

Secondo i ricercatori, è possibile che il materiale cerebrale sia giunto ai giorni nostri grazie a specifici processi minerari di fossilizzazione. Saranno solo le analisi chimiche approfondite, però, che potranno risolvere questo avvincente mistero.

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La scoperta degli scienziati consente di approfondire prospettive di ricerca in molteplici campi, tra cui quelli archeogenetico e biologico. Nuovi studi in questi ambiti permetteranno di analizzare approfonditamente l’evoluzione del nostro cervello, studiare le malattie del passato ed estrarre del DNA antico da questi organi antichissimi, ma perfettamente conservati.

 

 

 

 

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