Come direbbe il buon Hagrid: “Non dovevo farlo, non dovevo proprio farlo”. Un addetto alle pulizie di un laboratorio del Rensselaer Polytechnic Institute ha infatti combinato un bel guaio. Mentre stava lavorando si è trovato infastidito dall’incessante allarme che suonava di un congelatore super-freddo. Così ha deciso di dare un po’ di tregua alle sue orecchie, facendolo smettere. Peccato che abbia premuto l’interruttore sbagliato e abbia spento non l’allarme ma il congelatore stesso. All’interno non c’erano carne o surgelati, bensì decenni di ricerche con colture cellulari, campioni e altri elementi di ricerca conservati accuratamente.
Il risultato? La maggior parte dei campioni è stata compromessa, distrutta e resa insalvabile. L’ammontare monetario dei danni supera il milione di dollari, senza contare il valore scientifico dei reperti che ovviamente non potrà più essere recuperato. Per questi motivi l’università ha fatto causa contro la ditta esterna in cui era assunto l’addetto alle pulizie in questione.
Ma ripercorriamo cos’è accaduto. Dentro il congelatore super-freddo si trovavano materiali di ricerca conservati a una temperatura di -112 gradi Fahrenheit con allarmi impostati per scattare a -108,4 gradi Fahrenheit e -115,6 gradi Fahrenheit. Se la temperatura fosse andata al di sopra o al di sotto di questi valori, i campioni sarebbero andati distrutti o avrebbero subìto gravi danni. Arriviamo al primo intoppo: il 14 settembre 2020 è scattato l’allarme del congelatore in quanto la temperatura era salita a -108,4 gradi Fahrenheit.
Il professore di chimica e biologia chimica all’RPI e direttore del Baruch ‘60 Center for Biochemical Solar Energy Research K.V. Lakshmi e i suoi colleghi hanno immediatamente preso provvedimenti, contattando il produttore del congelatore per effettuare una riparazione d’emergenza. In quel momento le colture cellulari e i campioni erano ancora salvi. Ma ecco il secondo problema: a causa della pandemia di Covid che imperversava, l’intervento non sarebbe stato effettuato prima del 21 settembre 2020. Dal 14 al 21 settembre, il congelatore-freddo avrebbe emesso un segnale acustico di allarme. Per chiarire perché stava suonano, sulla porta del congelatore è stato affisso un cartello a caratteri cubitali: “Questo congelatore emette un segnale acustico perché è in riparazione. Si prega di non spostarlo e di non staccare la spina. Non è richiesta alcuna pulizia in quest’area. Se si desidera disattivare il suono, è possibile premere il pulsante di allarme/test per 5-10 secondi”.
Ed arriviamo al giorno del fattaccio, il 17 settembre. L’addetto alle pulizie, a quanto pare, proprio non tollerava più l’allarme acustico emesso. Così, incurante dell’avviso di cui sopra, ha spento l’interruttore automatico. A quel punto il congelatore ha smesso del tutto di raffreddare. Ciò ha fatto sì che la temperatura salisse a -25,6 gradi Fahrenheit. Quando il giorno successivo Lakshmi ha scoperto che la temperatura era aumentata, ha tentato di salvare i materiali di ricerca ma era troppo tardi.
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Probabilmente vi starete chiedendo perché l’ha fatto. Ebbene, quando il personale addetto alla sicurezza dell’RPI ha chiesto cos’era successo all’addetto alle pulizie, questi ha sostenuto di aver sentito i “fastidiosi allarmi” durante la serata e di essersi recato al quadro elettrico aperto. Credeva di aver acceso gli interruttori elettrici, mentre in realtà li aveva spenti. L’indagine ha stabilito che l’addetto alle pulizie ha commesso un mero errore nella lettura del quadro elettrico e dunque non si tratta di dolo. Un errore che però costerà tantissimo per questa ricerca, che si occupava di fotosintesi e avrebbe potuto avere un impatto prezioso sullo sviluppo dei pannelli solari.
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