Caro boomer, rilassati: puoi usare lo smartphone senza sensi di colpa
- Uno studio ha analizzato oltre 400.000 persone over 50 per valutare il loro rapporto con la tecnologia
- Il digitale non causa “demenza digitale”, come alcuni sostenevano
- Anzi, può aiutare la mente: usare la tecnologia è associato a un rischio ridotto del 58% di declino cognitivo
- Conta il modo in cui la usi: attività tecnologiche complesse o interattive stimolano il cervello
- Il futuro non è così nero: con qualche attenzione, i boomer possono usare lo smartphone come alleato dell’invecchiamento sano
Da anni ci ripetono che la tecnologia ci sta rincitrullendo. “Una volta sapevamo i numeri di telefono a memoria”, “ai miei tempi si parlava guardandosi negli occhi, non con le emoticon”… E così, tra una scrollata su Instagram e un vocale su WhatsApp, ci siamo convinti che il nostro cervello stia andando in pappa. Ma ecco che, come un colpo di scena degno di una serie Netflix, arriva la scienza a scombinare tutto. Uno studio freschissimo, pubblicato su Nature Human Behaviour e condotto da un team di neuropsicologi americani (University of Texas e Baylor University), ha messo sotto la lente d’ingrandimento il legame tra tecnologia e declino cognitivo. Il verdetto? Lo smartphone, cari boomer, non causa demenza. Anzi, potrebbe pure aiutare il cervello a restare in forma. Altro che “ti rimbambisci con il telefonino”.
La teoria della “demenza digitale”
Nel 2012, il neurologo tedesco Manfred Spitzer lanciò l’allarme: la tecnologia ci sta rendendo più scemi. Un’ipotesi affascinante — e utile per vendere libri — secondo cui affidarci troppo a computer e smartphone ci porterebbe a un pericoloso rallentamento mentale. Niente più memoria, niente concentrazione, solo cervelli mollicci che non sanno più ragionare da soli.
Tre le accuse principali rivolte al digitale:
- Tempo passivo davanti agli schermi: ore passate a guardare TikTok come se stessimo osservando la lavatrice in funzione.
- Memoria esternalizzata: non ricordiamo nemmeno il nostro codice fiscale, tanto c’è l’app.
- Attenzione in pezzi: ogni notifica è un colpo al nostro fragile sistema attentivo.
Eppure, nonostante il panico mediatico e le preoccupazioni da salotto, i dati ci dicono che la realtà è ben diversa. Spoiler: non stiamo diventando tutti dementi. Almeno, non per colpa del Wi-Fi.
Lo studio che (forse) salverà la reputazione del tuo smartphone
Lo studio in questione è una mega-analisi di 57 ricerche precedenti, con un campione di oltre 411.000 adulti sopra i 50 anni. I ricercatori Jared Benge e Michael Scullin hanno setacciato i dati alla ricerca di un legame tra uso della tecnologia e rischio di declino cognitivo o demenza.
E il risultato è di quelli che lasciano il segno: chi usa più tecnologia ha un rischio del 58% in meno di andare incontro a problemi cognitivi. Esatto, meno. Quindi no, non stai uccidendo i tuoi neuroni ogni volta che apri Google Maps.
Per rendere l’idea: l’attività fisica riduce il rischio del 35%, tenere a bada la pressione solo del 13%. Quindi se proprio non hai voglia di fare zumba, magari prova ad aggiornare il sistema operativo del telefono. Anche quello, a quanto pare, è un esercizio mentale.
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Il segreto? Non è usare la tecnologia… ma come la usi
Naturalmente, c’è tecnologia e tecnologia. Guardare meme di gatti per cinque ore di fila non è esattamente la stessa cosa che imparare a usare un nuovo gestionale o leggere articoli complessi online. Il punto è che l’uso attivo e stimolante della tecnologia sembra agire come un vero e proprio “allenamento cognitivo”.
Imparare a usare un nuovo dispositivo, esplorare nuove app, gestire i servizi bancari online: tutte queste attività mantengono il cervello flessibile e reattivo. Alcuni esperti parlano addirittura di una “riserva tecnologica”, una specie di palestra mentale costruita con anni di aggiornamenti software e password dimenticate da reimpostare.
E poi c’è l’aspetto sociale: la tecnologia ci aiuta a restare connessi, aggiornati, coinvolti. Altro che isolamento: per molti anziani, uno smartphone è una finestra sul mondo (oltre che l’unico modo per sapere quando i figli rispondono ai messaggi).
Quindi i boomer possono buttarsi a capofitto nel mondo degli smartphone e nell’era digitale? Con calma, ma sì
Certo, non è il momento di installarsi un visore VR in testa 24 ore su 24. I ricercatori lo dicono chiaramente: servono altri studi, soprattutto su popolazioni più varie (i Paesi a basso reddito, ad esempio, sono ancora poco rappresentati).
E bisogna anche ricordare che l’effetto positivo è correlativo, non causale. Tradotto: usare tecnologia e avere un cervello lucido vanno a braccetto, ma non sappiamo ancora se uno causa direttamente l’altro.
Tuttavia, i segnali sono positivi. E se guardiamo a come ci siamo adattati alle precedenti rivoluzioni tecnologiche — dal telefono fisso al modem 56k — possiamo anche permetterci un po’ di ottimismo per il futuro. Magari l’intelligenza artificiale non ci ruberà il lavoro, ma ci aiuterà a ricordare dove abbiamo lasciato le chiavi. O almeno il PIN del bancomat.

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Questo articolo è stato verificato con:
- https://theconversation.com/new-study-finds-no-evidence-technology-causes-digital-dementia-in-older-people-254392
- https://www.nature.com/articles/s44159-024-00307-y
- https://www.mdpi.com/2076-3425/11/1/43