Non dormi bene? Potresti sviluppare problemi di memoria

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Non dormi bene? Potresti sviluppare problemi di memoria

| 04/03/2025
Fonte: Pexels

Hai problemi di memoria? Potrebbero dipendere dal tuo sonno: ecco perché

  • Da decenni, la scienza ha messo in luce l’impatto significativo del sonno sul nostro benessere
  • Un recente studio ha evidenziato il legame tra sonno e memoria a lungo termine
  • Durante la fase di sonno profondo, il nostro cervello emana un particolare tipo di onde cerebrali: le onde lente
  • Dal rilascio di queste onde dipende il consolidamento dei nostri ricordi e il trasferimento delle informazioni nella memoria a lungo termine
  • Frequenti interruzioni del sonno profondo causano questi problemi: ecco quali

 

La qualità del sonno incide in maniera sostanziale sul nostro benessere. A dimostrare questo assunto sono numerose evidenze scientiche. La più recente ha messo in luce che dormire bene è fondamentale per il consolidamento della memoria a lungo termine. Lo studio, condotto da un team di ricercatori dell’Ospedale Universitario della Charité di Berlino, ha evidenziato il legame tra la capacità di ricordare le informazioni e l’emissione di onde cerebrali lente.

Queste ultime sono oscillazioni generate dai neuroni della neocorteccia durante il sonno profondo. Questa fase del sonno, che si verifica nella fase finale del sonno non REM, è indispensabile affinché al mattino ci sentiamo ricaricati e pronti ad affontare al meglio la giornata. Le interruzioni del sonno profondo, infatti, provocano una sensazione di frastornamento al risveglio, che si protrae per tutto il giorno.

Sonno e memoria: ecco qual è il legame

Perché il sonno è così importante ai fini del consolidamento della memoria? Gli scienziati hanno messo in luce che, nel corso della notte, il nostro cervello elabora gli eventi accaduti durante la veglia. In particolare, gli eventi e le nuove informazioni acquisite subiscono un diverso trattamento a seconda della loro significatività.

Parte di essi, infatti, viene cestinata perché considerata poco importante o dannosa; i restanti accadimenti, invece, vengono trasferiti alla memoria a lungo termine. Per spiegare questo processo, Franz Xaver Mittermaier, primo autore dello studio, ha dichiarato: “Possiamo immaginare la corteccia come in uno stato di elevata recettività.

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Se il cervello ripropone un ricordo esattamente in quel momento, esso è trasferito alla memoria a lungo termine in maniera particolarmente efficace. Quindi, è evidente che il sonno a onde lente supporta la formazione della memoria rendendo la neocorteccia recettiva al massimo, e per molti brevi periodi di tempo“.

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