“Quando partorirò lascerò il bambino in una culla per la vita. Il ragazzo che mi ha messo incinta non è d’accordo. Mi ha chiesto una cosa assurda. Una notte. Una sola notte può cambiarti la vita. Era una serata come tante. Mi sentivo annoiata quella sera. Ero uscita con un’amica che mi aveva abbandonata al primo giro di drink per un tipo coi capelli biondi ossigenati. Nessun problema. Mi sono detta finisco il cocktail e vado a casa. Vedo che però c’è un ragazzo che mi guarda e io gli sorrido. Ora più do 30 settimane dopo mi ritrovo con un bel pancione. No, quel ragazzo non è diventato “il mio ragazzo”. C’è stata quella notte e poi un’altra e un’altra ancora. Ma non è scattato nulla e ci siamo dispersi, come si disperdono le particelle di gas in una stanza, sempre più lontane. Poi, niente, l’ho avvisato del lieto evento. Non gliene fregato niente, come se gli avessi detto sai oggi c’è il sole. Ora gli ho chiesto che intenzioni avesse su sto topo. Lo vuole riconoscere o no? Io gli ho espresso le mie e gli ho detto cosa ne farò del topo una volta che nascerà. Mi ha chiesto però una cosa assurda. Niente. Volevo farvi conoscere sta storia delle culle della vita. Solo questo.”

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