È la quarantine nostalgia, virale sui social
- Sui social media, molte persone esprimono nostalgia per il periodo di lockdown durante la pandemia da Covid-19, ricordando con malinconia attività come fare il pane, ballare e dedicarsi all’arte
- Alcuni ricordano positivamente la diminuzione dell’inquinamento e il cielo più blu durante quei mesi di chiusura forzata, vedendo il lockdown come un periodo di semplicità e contemplazione
- Psicologi suggeriscono che la nostalgia sia legata al sollievo dallo stress e dall’ansia da prestazione della società moderna, offrendo un raro momento per rallentare e riflettere senza sensi di colpa
- Durante la quarantena, la paura di perdere esperienze significative (FOMO) è stata temporaneamente sospesa, permettendo alle persone di liberarsi dalla pressione sociale di essere sempre attivi e connessi
- L’isolamento ha permesso a molti di riflettere sulle proprie priorità e riscoprire valori trascurati, apprezzando le piccole gioie della vita quotidiana, pur riconoscendo le difficoltà e le sfide affrontate durante la pandemia
La “quarantine nostalgia” si sta diffondendo sui social media, sorprendendo molti per la sua natura paradossale: la mancanza del periodo di isolamento imposto dalla pandemia da Covid-19. Mentre il lockdown ha portato ansia, solitudine e depressione, un numero crescente di persone ora guarda indietro con una sorta di nostalgia per quei giorni di restrizione. Su piattaforme come Instagram e Twitter, molti utenti ricordano con un tono malinconico i momenti in cui erano confinati in casa. Citano il piacere di fare il pane fatto in casa, ballare, dedicarsi all’arte e prendersi cura delle piante.
Alcuni hanno notato positivamente come l’inquinamento sembrasse diminuire e il cielo diventasse più blu durante quei mesi di chiusura forzata. Questo fenomeno è stato identificato come “quarantine nostalgia”, un termine che riflette il desiderio di ritornare a quel periodo apparentemente più semplice e contemplativo. Gli psicologi hanno offerto diverse spiegazioni per questo fenomeno. Un fattore significativo è l’ansia da prestazione e lo stress derivante dalla società moderna, che spesso richiede un livello elevato di performatività e successo continuo. La psicoterapeuta Micheline Maalouf suggerisce che il lockdown abbia offerto un raro momento di permesso per “non fare nulla” senza sentirsi colpevoli, un’occasione per rallentare e riflettere.
Non c’era la FOMO
Inoltre, la “FOMO” (Fear Of Missing Out), che riguarda il timore di perdere esperienze significative, è stata temporaneamente sospesa durante la quarantena. La dottoressa Carla Marie Manly ha evidenziato come molte persone abbiano sperimentato un senso di sollievo nel non dover partecipare agli eventi sociali, liberandosi dalla pressione sociale di essere sempre attivi e connessi.
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L’isolamento ha anche permesso una riflessione profonda sulla propria vita e sulle priorità, portando molti a riconsiderare cosa sia veramente importante. Questo periodo ha offerto un’opportunità per riscoprire valori trascurati e per apprezzare le piccole gioie della vita quotidiana. Tuttavia è importante riconoscere che la nostalgia per il lockdown non nega le difficoltà e le sfide che molti hanno affrontato durante quel periodo. Il lutto, la frustrazione e la paura del contagio sono stati aspetti reali e dolorosi della pandemia, che non possono essere ignorati.
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