Cosa usavamo prima dell’invenzione della carta igienica?

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Cosa usavamo prima dell’invenzione della carta igienica?

| 06/07/2024
Fonte: Pexels

La carta igienica è stata inventata solo 134 anni fa

  • A inventare la carta igienica sono stati i fratelli Scott nel 1890
  • Prima di allora, i nostri antenati hanno utilizzato davvero di tutto per pulirsi le terga
  • Naturalmente, i più facoltosi potevano usufruire di morbide stoffe e tessuti
  • Le persone comuni, invece, dovevano arrangiarsi
  • In caso di bisogno, la scelta poteva variare tra pietre, fieno e le vesti che si indossavano

 

Sapevate che la carta igienica è stata inventata appena 134 anni fa? A idearla sono stati Clarence e Irvin Scott nel 1890. I due fratelli hanno tratto ispirazione da numerose persone, che prima di loro avevano intuito le potenzialità della carta in un settore decisamente intimo. I primi ad utilizzarla, infatti, furono i cinesi nel V secolo. Tuttavia, la tipologia impiegata non era specificamente realizzata allo scopo di pulirsi.

Si trattava, infatti, di semplice carta di giornale, che trovava un impiego alternativo in questo versante. Nel 1857, poi, allo statunitense Joseph Gayetty balenò in mente l’idea di realizzare una sorta di “carta terapeutica” disponibile in fogli sfusi e impregnata di aloe vera per prevenire e curare le emorroidi. Infine, appena qualche anno più tardi, i fratelli Scott misero a punto il famoso rotolo con i fogli che si staccano, oggi immancabile nelle nostre case. La domanda, allora, viene spontanea: prima dell’invenzione della carta igienica, cosa usava l’essere umano per pulirsi dopo aver espletato i propri bisogni?

Dalle foglie del porro al velluto, passando per le pietre

Cominciamo col dire che alla fantasia non c’è limite: i membri della nostra specie hanno usato davvero di tutto nel corso del tempo. Pensiamo, ad esempio, agli Antichi Greci. I più facoltosi erano soliti ricorrere alle foglie del porro. Tutti gli altri, invece, dovevano accontentarsi di pietre levigate o, ancora peggio, dei propri vestiti.

Con gli Antichi Romani la situazione è leggermente migliorata, ma non troppo. I nobili, infatti, potevano contare su oggetti morbidi e confortevoli, come tovaglioli di stoffa e lana. Nei bagni pubblici, invece, c’era un arnese simile allo scopino del wc: si trattava di un bastone alla cui sommità era agganciata una spugna marina con cui pulire le proprie terga. Potrebbe sembrare una soluzione efficace, se non fosse che lo stesso strumento era a disposizione di chiunque espletasse i propri bisogni nelle latrine.

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Nel Medioevo, invece, la plebe doveva accontentarsi di ciò che riusciva a raccattare: terra, bastoni, foglie e fieno erano generalmente ampiamente disponibili e largamente utilizzati per pulirsi. Le natiche aristocratiche, dal canto loro, potevano godere del comfort e della morbidezza di tessuti come il lino, la canapa e persino il velluto. Nel XVII secolo, fortunatamente, arrivò il bidè: inventato in Francia, riscosse scarso successo poiché era considerato anti-igienico. Nella Penisola è stato importato per volere della regina di Napoli, Maria Carolina d’Asburgo-Lorena. E, da allora, non riusciamo più a farne a meno.

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