Si sottopone a un intervento per l’ingrandimento del membro: finisce malissimo

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Si sottopone a un intervento per l’ingrandimento del membro: finisce malissimo

| 19/05/2024
Fonte: Pexels

L’uomo si è ritrovato afflitto da una disfunzione erettile

  • Un uomo di 40 anni ha portato in tribunale un medico e due cliniche mediche dopo che un intervento di ingrandimento del membro gli ha provocato disfunzione erettile
  • L’uomo ha pagato 5.000 euro per l’intervento, ma ha subito una serie di procedure aggiuntive dopo un risultato insoddisfacente.
  • Le procedure hanno incluso due operazioni di lipofilling e l’uso di silicone vietato dal 1993
  • Il tribunale ha respinto le difese del medico, assegnando al paziente un risarcimento del 60%
  • Le cliniche coinvolte hanno dovuto pagare ciascuna il 20% del risarcimento totale

 

Un uomo di 40 anni ha portato in tribunale un medico e due cliniche mediche dopo aver pagato per una procedura di ingrandimento del membro che, a suo dire, lo ha lasciato con “impotenza e disfunzione erettile”. La vittima di questo presunto caso di malasanità avrebbe pagato un chirurgo estetico 5.000 euro per un intervento di ingrandimento della sua virilità, ma dopo circa un mese ha finito per chiamare il medico per lamentarsi del disagio fisico. Questo è stato solo l’inizio di una dolorosa odissea che ha visto il paziente sottoporsi a un totale di 12 interventi nel tentativo di rimediare all’intervento iniziale mal riuscito.

Secondo i documenti del tribunale ottenuti dai media, l’uomo ha subito due operazioni di lipofilling, in cui il grasso proveniente da varie parti del corpo è stato trasferito sul membro per aggiustarne la forma. Purtroppo non hanno avuto l’effetto desiderato, poiché i genitali dell’uomo non hanno mantenuto la forma e il volume previsti. Secondo gli esperti citati nei documenti del tribunale, durante alcune di queste procedure è stato utilizzato del silicone che è stato vietato dal 1993. Dopo aver subito 12 interventi che hanno lasciato il suo membro deformato e incapace di essere usato in un atto intimo, all’uomo è stato chiesto di andare di nuovo sotto i ferri, e a quel punto ha deciso di fare causa al medico e alle strutture mediche in cui sono stati eseguiti gli interventi.

Il medico ha dovuto pagare il 60% del risarcimento

Il medico accusato si è difeso in tribunale sostenendo che il paziente era inizialmente soddisfatto del risultato dell’operazione, inviandogli addirittura dei video come prova, e che aveva preventivamente firmato un modulo di consenso. Il tribunale ha però respinto le sue richieste, stabilendo che il paziente “non era consapevole dei rischi fisici a cui andava incontro” e aggiungendo che la sua soddisfazione per il risultato estetico dell’operazione era del tutto irrilevante, perché “era compito dell’operatore sanitario valutare il successo dell’intervento”.

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Le due cliniche coinvolte in questo caso hanno cercato di evitare la responsabilità sostenendo che stavano solo “prestando” le loro strutture al medico, ma il giudice ha stabilito che hanno beneficiato del lavoro del medico e hanno condiviso la responsabilità. Alla fine, al medico è stato ordinato di pagare il 60% del risarcimento, mentre le cliniche hanno dovuto pagare il 20% ciascuna. Il risarcimento era stato fissato a 153.000 euro, ma il paziente si è ritrovato con soli 110.000 euro circa, perché il tribunale ha stabilito che il 30% dei danni subiti ai genitali era colpa sua. L’uomo ha infatti ammesso di aver praticato sul suo membro in casa iniezioni che, a suo dire, gli erano state prescritte dallo stesso medico e che, secondo il tribunale, hanno contribuito alla deformità e alla disfunzione erettile.

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