Scenedere a patti con noi stessi? Solo se ci fa stare bene
- Nelle relazioni interpersonali si ricorre spesso ai compromessi per evitare di erigere barriere che potrebbero minare la qualità del rapporto
- Anche nella relazione con noi stessi è possibile scendere a patti
- Per capire se e quando farlo, è indispensabile prestare ascolto a ogni parte di sé
- Solo in questo modo potremo capire quali sono i nostri desideri e le nostre ambizioni
- Non facciamoci ingannare dalle istanze che reputiamo nostre, ma sono solo un riflesso delle aspettative altrui
Quando si parla di relazioni interpersonali, ci si riferisce spesso al compromesso come una via di mezzo utile a soddisfare le esigenze di ognuno, senza erigere muri che potrebbero mettere a repentaglio la relazione. Scendere a patti con gli altri, infatti, ci consente di trovare un accordo in cui a vincere sono tutti, mantenendo il rapporto equilibrato e rispettoso. Naturalmente, affinché ciò avvenga è necessario che la decisione presa di comune accordo non leda o mini i valori e l’identità delle varie parti in gioco.
Il compromesso, però, può essere applicato non solo alla relazione con gli altri, ma anche a quella con noi stessi. È lecito scendere a patti con diverse parti di noi che hanno desideri e bisogni diversi? La risposta è sì, purché ci faccia star bene. Il cuore della questione è prestare ascolto al proprio sé, cercando di accogliere e accettare tutte le istanze – a volte apparentemente contradditorie e persino inconciliabili – che da esso provengono. Acquisire consapevolezza attraverso un ascolto non giudicante è il primo passo per capire se scendere a patti con noi stessi è la decisione giusta.
Accogliamo con compassione e rassicurazione tutte le parti di noi
Attenzione ai tranelli: a volte può capitare che attribuiamo a noi stessi l’intenzione di procedere in una data maniera o di comportarci in un certo modo, quando in realtà siamo mossi dalla spinta di piegarci alle aspettative altrui. La paura del giudizio e del rifiuto, infatti, potrebbero ingannarci e spingerci verso una scelta che potrebbe farci guadagnare l’approvazione degli altri, ma condurci a tradire noi stessi.
Senza contare, poi, che un basso grado di autostima può inibirci dall’intraprendere decisioni audaci o dal raggiungere le nostre ambizioni. In questo caso, non si tratta di scendere o meno a patti con noi stessi, ma di confrontarci con la paura del fallimento. Prestiamo ascolto all’ansia di non farcela e di non essere abbastanza, senza però lasciarci incasellare dalle definizioni di incapace, incompetente o immeritevole.
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Soffermando la nostra attenzione su parti di noi che non si reputano degne di raggiungere determinati traguardi potremo scoprire dove e perché sono nati giudizi tanto impietosi nei nostri confronti, e come imparare ad accogliere con compassione e rassicurazione questi sentimenti, senza che possano sopraffarci.
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