Perché le critiche ci influenzano tanto? Rispondono gli esperti

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Perché le critiche ci influenzano tanto? Rispondono gli esperti

| 10/04/2024
Fonte: Pxhere

Tra critiche, autostima e consapevolezza di sé

  • Ricevere delle critiche può portare le persone a sperimentare vergogna e insicurezza
  • Chi ha bassa autostima tende a riconoscere il proprio valore solo attraverso il giudizio degli altri
  • Imparare a conoscersi è essenziale per accettare con serenità ogni aspetto di sé
  • Il motivo per cui le critiche ci influenzano tanto ha radici lontane
  • Prestare attenzione agli eventi negativi era originariamente una strategia di sopravvivenza

 

Perché ricevere dei commenti negativi ci fa stare così male? Le persone con una bassa autostima possono cadere sotto il peso delle critiche. Quando non crediamo in noi stessi, infatti, il compito di stabilire il nostro valore è affidato agli altri, il cui giudizio diventa assoluto e insindacabile. Questo, a sua volta, ha l’effetto di privarci dell’amor proprio e della forza interiore che conoscersi intimamente regala.

Ricevere un commento negativo rivolto a un aspetto di noi che reputavamo fosse un pregio, ad esempio, può avere un effetto destabilizzante, poiché rischia di gettarci in confusione facendoci sprofondare in un pervasivo senso di insicurezza. Avere consapevolezza di sé, al contrario, implica accogliere le critiche come occasione di riflessione, di eventuale miglioramento o di rivendicazione della propria unicità, che non necessariamente è disposta a sottostare al pensiero degli altri. Questo processo, naturalmente, è alla base dell’accettazione di sé, su cui si edificano l’autostima e l’amor proprio.

Il pregiudizio della negatività

Secondo gli scienziati, in ogni caso, tutte le persone sono tendenzialmente più sensibili alle critiche che ai complimenti. Infatti, gli esperti hanno messo in luce un fenomeno noto come “pregiudizio della negatività”, che consiste nella tendenza universale a subire l’influenza delle emozioni negative, più che di quelle positive.

Questa caratteristica ha radici davvero lontanissime, che risalgono ai nostri antenati preistorici. Com’è comprensibile, infatti, la predisposizione ad assegnare maggior importanza agli stimoli negativi ha funto come strategia di sopravvivenza. Come illustrato dalla dottoressa Barbara Fredrickson, professoressa di psicologia e neuroscienze dell’Università della Carolina: “Gli eventi negativi che minacciano la nostra persona sono statisticamente rari, tuttavia il rischio di soffermarsi così frequentemente sugli aspetti positivi è che potremmo non notare le minacce che devono essere evitate o i problemi che devono essere risolti.

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Il bias della negatività è il modo in cui la natura ci assicura che non non lasciarti cullare dall’autocompiacimento e non soccombere a pericoli evitabili“. E voi, quanto siete sensibili alle critiche?

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