Come saremo nel 3000: schiena curva, artigli e cervello più piccolo

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Come saremo nel 3000: schiena curva, artigli e cervello più piccolo

| 28/10/2024
Fonte: Facebook

Le immagini sono terrificanti

  • I ricercatori di Toll Free Forwarding hanno creato “Mindy” che mostra l’aspetto che potrebbe avere l’uomo entro l’anno 3000
  • Il nostro corpo cambierà notevolmente a causa dell’uso eccessivo della tecnologia
  • Questa affatica le parti del corpo che determinano la nostra postura
  • Potremmo dover affrontare l’artiglio da testo e il gomito dello smartphone
  • A ciò si affiancano un collo “tecnologico” più spesso, un cervello più piccolo e una doppia palpebra

 

Come saremo nel 3000? Per dare una risposta a questa domanda, i ricercatori di Toll Free Forwarding hanno creato “Mindy” che mostra l’aspetto che potrebbe avere l’uomo entro l’anno 3000. Prevedono infatti che la nostra postura cambierà notevolmente a causa della nostra dipendenza dalla tecnologia. E lo scenario è decisamente inquietante: potremmo avere un collo più spesso, una postura ingobbita e un cervello più piccolo.

Sul loro sito web, gli esperti hanno spiegato ciascuno dei cambiamenti evolutivi che potremmo affrontare. “Il design e le abitudini tipiche degli utenti dei moderni oggetti tecnologici, come gli smartphone e i monitor dei computer, hanno un impatto significativo sul modo in cui ci sediamo e stiamo in piedi. È stato dimostrato che regolare costantemente la posizione per guardare in basso il telefono o in alto lo schermo dell’ufficio affatica le parti del corpo che determinano la nostra postura”.

Artiglio da testo, collo tecnologico e cervello più piccolo

Uno sguardo più attento al braccio di Mindy rivela due cambiamenti anatomici significativi, direttamente causati dall’uso dello smartphone: “Una condizione coniata di recente, il ‘text claw’ (artiglio da testo) si verifica dopo aver impugnato costantemente lo smartphone, arricciando le dita in una posizione innaturale per lunghi periodi di tempo”. A ciò si aggiunge anche quello che è conosciuto anche come ‘gomito dello smartphone’. Questo è: “Causato dalla tipica posizione del braccio quando si tiene e si usa lo smartphone, sia per uso generale che per tenerlo all’orecchio durante le telefonate”. Non mancano problemi nemmeno al collo: “Tornando alla postura di Mindy, gli effetti della tecnologia sul collo hanno dato origine anche a una nuova condizione, giustamente chiamata ‘collo tecnologico’”.

C’è poi il cervello. Gli scienziati si sono chiesti: “Sappiamo tutti che la tecnologia può distrarre il nostro cervello dal lavoro importante, ma ha qualche danno duraturo per il cervello di Mindy? Se sì, come potrebbe essere diversa nel cercare di limitare questi danni?”. Anche in questo caso, la ricerca si concentra principalmente sugli smartphone in quanto ci sono crescenti preoccupazioni che le radiazioni a radiofrequenza emesse dagli stessi possano causare gravi implicazioni per la salute se esposte al cervello. “Il prossimo cambiamento nell’aspetto di Mindy non si nota a occhio nudo. Potremmo sviluppare crani più spessi, ma se si crede a una teoria scientifica, la tecnologia potrebbe anche cambiare le dimensioni del nostro cervello, facendolo diventare più piccolo”.

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Attenzione anche agli occhi

E infine l’ultimo cambiamento di Mindy è forse il più stravagante: una doppia palpebra. “Un’area che non abbiamo ancora toccato è quella degli occhi. Le ricerche sugli schermi che causano mal di testa, affaticamento degli occhi e persino cecità sono ben consolidate, quindi come si presenta il corpo di Mindy per combattere questo problema? Abbiamo parlato con Kasun Ratnayake dell’Università di Toledo, che ha suggerito uno sviluppo evolutivo radicale che potrebbe limitare la quantità di luce nociva a cui sono esposti i nostri occhi. È arrivato alla conclusione che gli esseri umani potrebbero sviluppare una palpebra interna più grande per evitare l’esposizione a una luce eccessiva. In alternativa la lente dell’occhio potrebbe essere evolutivamente sviluppata in modo tale da bloccare la luce blu in entrata ma non altre luci ad alta lunghezza d’onda come il verde, il giallo o il rosso”.

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